Pietro Cavaro, il maestro del Rinascimento sardo

Nato a Cagliari e formatosi principalmente a Barcellona, la sua figura fu essenziale punto di riferimento per la pittura sarda in relazione alla cosiddetta “Scuola Stampacina” nata agli inizi del ‘500

Pietro Cavaro, Deposizione e Seppellimento di Cristo dal Retablo della Vergine dei Sette Dolori, Pinacoteca Nazionale di Cagliari. 📷 Sailko - Opera propria, CC BY 3.0

Ubicato a ovest di Castello, il quartiere storico di Stampace rappresenta una mèta assai interessante per scoprire un lato di Cagliari più autentico e caratteristico. Inerpicandosi per le piccole salite non troppo faticose si scopre difatti un mondo a sé, pullulante non solo di attività commerciali, ma anche di tanta suggestione e creatività. Un connubio dal quale trasse nutrimento anche la realtà artistico-culturale della Scuola di Stampace, sviluppatasi nei primi anni del XVI secolo d.C. e avente un solido pilastro nell’eclettica figura di Pietro Cavaro.

Cultore di una significativa tradizione pittorica, Pietro Cavaro nacque a Cagliari in un anno non ben specificato e di lui si hanno notizie certe solo a partire dal 1508, periodo in cui forse stava a Barcellona già da quasi un decennio. Proprio nella città spagnola egli costruì e consolidò una propria formazione artistica, raggiungendo un prestigio tale da figurare nel gennaio di quell’anno come membro dell’Associazione dei pittori barcellonesi. Passato qualche tempo si spostò poi a Napoli dove ebbe modo di entrare in contatto con un vivace contesto artistico-culturale, che fece suo e portò con sé al ritorno a Cagliari avvenuto sicuramente prima del 1518.

Un anno significativo, in quanto ad esso risale la firma di Cavaro sul Retablo di Villamar, primo lavoro dopo il ritorno in patria. Considerata tra le più complesse, l’opera gli fu commissionata per la chiesa di San Giovanni Battista di Villamar (SU) e prese corpo nella forma del cosiddetto retablo, ampia pala d’altare costituita da sezioni inserite in un’articolata cornice architettonica.

Tutt’oggi osservabile in tutta la sua solennità e bellezza, la pala presenta diversi episodi della vita di Gesù – tra cui per esempio la Natività e l’Ascensione – e mostra per la prima volta il tema del crocifisso doloroso, caratterizzato da maggiore carica drammatica rispetto a modelli precedenti.

Fusione di caratteri rinascimentali e gotici, non solo il Retablo di Villamar segnò l’inizio della carriera di Cavaro in terra sarda, ma attesta anche il suo rapporto con la cosiddetta “Scuola di Stampace”, principale fenomeno artistico del Rinascimento in Sardegna. Riprova di ciò è la stessa firma dell’artista sul retablo, che recita “pictorum minimum stampacis” (“il più piccolo dei pittori stampacini”) e che lega il pittore a una delle manifestazioni artistiche più importanti dell’isola.

Dal nome eloquente, la Scuola Stampacina prese piede agli inizi del XVI secolo d.C. proprio nel quartiere cagliaritano di Stampace, abitato già da tempo da artigiani, scultori ma soprattutto pittori. Uno spiccato fermento creativo che rese Stampace centro culturale di notevole importanza e sede di alcune botteghe, tra cui anche quella dei Cavaro.

Probabilmente attiva prima dell’avvento della Scuola Stampacina, – si presume fin dal XV secolo d.C. – la famiglia Cavaro raggiunse un ruolo di spicco grazie soprattutto a Pietro, che a partire dagli anni ‘20 del ‘500 produsse pregiati lavori come il Retablo di Sant’Agostino per l’omonima chiesa cagliaritana e il Retablo della Vergine dei Sette Dolori per la chiesa del Gesù. Malgrado l’edificio sia andato distrutto, attualmente alcune tavole del Retablo della Vergine sono visibili alla Pinacoteca Nazionale e nella chiesa di Santa Rosalia a Cagliari, custode di quella centrale raffigurante la Madonna Addolorata.

Prolificità che animò l’artista anche nel decennio successivo, poiché oltre ad avere base stabile a Cagliari, si trovò a operare anche in altre zone dell’isola, a partire dalla città di Oristano. Nel capoluogo di provincia egli diede vita nel 1533 al Retablo del Santo Cristo, sito originariamente nel Convento di San Francesco e poi smembrato per la demolizione della relativa chiesa. Unica parte reinserita con la ricostruzione chiesastica del 1847, la sezione centrale rappresenta San Francesco con le stigmate ed evidenzia la maestria di Cavaro nel fondere elementi di arte gotica – ad esempio visibili nei netti contorni – con influenze rinascimentali, esplicitate dalla calda luminosità.

Esaurita l’esperienza oristanese Cavaro non si fermò e a partire dal 1533 realizzò altri retabli, tra cui quello di San Pietro per la cattedrale di Suelli (SU) e la Pala dei Consiglieri per il municipio di Cagliari. Un’instancabile attività portata avanti fino al 1538, anno in cui il pittore si spense e lasciò all’altrettanto abile figlio Michele un’eredità artistica assai significativa.

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