Raccontare l’evoluzione del ruolo delle donne nella società attraverso la voce di studiose, giornaliste, scrittrici, fumettiste e, in generale, artiste impegnate in discipline differenti: questo lo scopo principale della sezione del Festival Premio Emilio Lussu intitolata “Donne e società”, tra le più ricche e stimolanti della nona edizione della manifestazione, conclusasi a Cagliari la scorsa settimana.
Il tema è stato declinato a partire dalla figura di Joyce Lussu, omaggiata sia come traduttrice del poeta Nazim Hikmet da Nevin Özkan, docente di Lingua e letteratura italiana all’Università di Ankara, sia come attivista e scrittrice, con la presentazione di due dei suoi testi più significativi, “Il libro delle streghe” e “Padre, Padrone, Padreterno. Breve storia di schiave e matrone, villane e castellane, streghe e mercantesse, proletarie e padrone”, che ha visto protagonista la curatrice dei volumi Chiara Cretella, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna. Il pensiero di Joyce Lussu, tratteggiata come una intellettuale capace di precorrere i tempi e proiettarsi nel futuro, attenta al tema della parità, ma interessata più alla qualità che non alla quantità delle donne impegnate nella società civile, ha rappresentato la chiave di lettura attraverso cui interpretare incontri e presentazioni della sezione “Donne e società”, che ha raccontato donne straordinarie e ribelli, capaci di fungere da esempio e guida per altre, ma ha anche esplorato la condizione delle donne comuni, impegnate in una battaglia quotidiana per ottenere rispetto e parità.
Protagonista di un’intensa mattinata di confronto con studentesse e studenti delle scuole superiori, Adriana Valerio, già docente di Storia del cristianesimo e delle chiese e fondatrice del progetto internazionale e interconfessionale “La Bibbia e le donne”, ha delineato con la presentazione del libro “Eretiche. Donne che riflettono, osano, resistono” il profilo di alcune tra le più significative personalità femminili che, nel corso dei secoli, hanno sfidato l’accusa di eresia e si sono battute per una chiesa più inclusiva. Vera Gheno, sociolinguista e divulgatrice, docente della facoltà di Scienze Umanistiche per la Comunicazione all’Università di Firenze, ha tracciato con la presentazione di “Parole d’altro genere” un percorso personale e, al contempo, esemplare, attraverso brani scelti dalle opere di oltre 40 scrittrici, da Saffo a Giovanna Cristina Vivinetto, capaci di lasciare un segno nella storia della letteratura; ciascun brano è introdotto da una parola chiave di cui Vera Gheno ha fornito il significato e contestualizzato il senso: una raccolta dal titolo polisemico, dunque, per evidenziare l’esigenza di raccontare come le scrittrici abbiano cambiato il mondo attraverso le loro parole.
Tra le protagoniste del Festival, omaggiata in occasione del centenario della nascita, spicca la poetessa Wislawa Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura nel 1996: la presentazione della sua prima raccolta poetica, “Canzone nera”, mai pubblicata in vita, ha svelato, attraverso le parole del curatore Andrea Ceccherelli e della traduttrice Linda Del Sarto, una Szymborska dallo stile ancora acerbo, nei cui versi si intravedono già lampi di genialità assoluta; dalla letteratura al teatro e al cinema con Anna Magnani, raccontata dalla giornalista e scrittrice Patrizia Carrano in tutte le sfaccettature del suo essere primadonna e antidiva, nella biografia “Tutto su Anna. La spettacolare vita della Magnani”, passando per la televisione, con “Paura non abbiamo. Donne e televisione in Italia”, in cui Bruno Voglino, storico autore e talent scout della RAI, ha tracciato l’evoluzione della condizione femminile nella televisione pubblica e privata a partire dalle prime trasmissioni.
Spazio anche alle arti grafiche, con l’approfondimento della storica dell’arte Silvia Tomasi, che ha tracciato un’interessante storia delle rappresentazioni femminili nei murales e nella street art, dalle pitture parietali prodotto di civiltà antichissime alle opere di Banksy; tra gli eventi collaterali del festival, la mostra “Janas” a cura dell’illustratrice e fumettista Stefania Costa, che ha interpretato in chiave moderna, multietnica e inclusiva, le janas, le “fate” delle leggende sarde, portatrici di un invito a liberare il proprio potenziale senza temere il giudizio della società.